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Riscatto civile. Il «castello» della ‘ndrangheta è diventato la casa dei giovani

Nei paesi di mafia il palazzo più alto, quello più imponente è quello del clan. Nessuno si può azzardare a costruirne uno più alto o imponente, perché quello è il simbolo del potere mafioso, della forza della mafia. Così era anche a Polistena, grosso centro della Piana di Gioia Tauro. Era per tutti ‘il palazzo Versace’ dal nome della famiglia ndranghetista dominante sul territorio.
Oggi è sempre un simbolo ma opposto. Confiscato alla cosca, assegnato alla parrocchia di Santa Marina Vergine, la Chiesa Matrice del paese, è diventato la ‘casa dei giovani’, intitolata a don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia. Simbolo di speranza e di riscatto.
Oggi il palazzo è frequentato ogni giorno da un centinaio di giovani.

Un’ala del palazzo ospita al secondo e al terzo piano l’ostello ‘Gianni Laruffa’, intitolato all’imprenditore fondatore dell’antiracket di Polistena. Ci sono 48 posti letto, con bagni e cucina comune per ogni piano. A gestirlo è la cooperativa sociale ‘Valle del Marro’ nata nel 2005 su iniziativa della diocesi di Oppido-Palmi e di Libera, con il sostegno del Progetto Policoro della Cei, per coltivare terreni confiscati nella Piana di Gioia Tauro. Cooperativa costituita da ragazzi, molti scout, che frequentavano la parrocchia. L’ostello, come ci spiega uno di loro, il presidente Domenico Fazzari, «è nato nel 2015 e da allora ha ospitato più di 2mila persone che vengono da tutta l’Italia e che partecipano ai campi di lavoro sui terreni confiscati, scuole e associazioni che partecipano ai nostri progetti di educazione alla legalità».
E proprio a questa attività è dedicato il primo piano con una grande sala per incontri e ‘cene della legalità’.

Leggi l’articolo da Avvenire