Ci sono cammini che non si dimenticano perché lasciano tracce nel cuore.
Santa Maria di Leuca ha ospitato, dal 24 al 26 ottobre, l’ultima tappa del percorso di formazione all’impegno socio-politico 2025 per Animatori di Comunità Senior del Progetto Policoro.
Finibus Terrae, “ai confini della terra”, non è un luogo di passaggio o un crocevia. È una meta che scegli di raggiungere: punto estremo del Paese, tacco dello stivale, dove la terra finisce, assottigliandosi fino a posare lo sguardo sull’infinito. È il luogo dove due mari, l’Adriatico e lo Ionio, si incontrano e si sfiorano, mescolando le proprie onde in un unico mare, indivisibile, che racconta un dialogo eterno, non un confine, ma una promessa di ‘oltre’.
In questa cornice naturale, abbiamo scoperto che ogni con-fine può diventare un inizio.
Il primo giorno siamo usciti che era ancora buio e abbiamo percorso il Sentiero delle Cipolliane, in attesa dell’alba. Abbiamo visto il cielo pian piano tingersi di rosa sopra al mare, in un passaggio lento e graduale dal buio alla luce, fino al sorgere del sole. In quel momento era come se la luce nuova ci dicesse che la Speranza non è mai statica: è un cammino che chiede fiato e fiducia. In un tempo in cui molti giovani faticano a sentirsi parte di qualcosa, camminare insieme – condividendo fatica, silenzio e stupore – è diventato un laboratorio di comunità itinerante, una metafora della ricerca interiore e collettiva. In un mondo che corre veloce, ma spesso resta fermo ‘dentro’, l’andare insieme ci ha insegnato ad avere cura gli uni degli altri – a rallentare, ad ascoltare l’altro, a tendere la mano nei passi più impervi – e a costruire legami autentici.
Da Leuca siamo poi saliti verso Alessano, dove abbiamo incontrato Giancarlo Piccinni, Presidente della Fondazione Tonino Bello, che ci ha accompagnato sulla tomba del Vescovo di Molfetta. Lungo il percorso, in ogni tappa, abbiamo ascoltato un frammento della sua storia e un riflesso del suo cuore di pastore. Ogni passo è stato come un incontro: con lui, ma anche con noi stessi.
In questo viaggio abbiamo riflettuto sui miti da cui l’umanità dovrebbe liberarsi, secondo don Tonino: il mito della patria, dei confini, della forza e della guerra. Perché gli Stati, i confini sono cicatrici tracciate col sangue dell’uomo. La prima vittima della guerra è la Verità. Oggi, in un tempo di armi invisibili – droni, algoritmi, intelligenze artificiali – anche lo scontro diventa vile. Uccidiamo da lontano, senza guardare il volto dell’altro. C’è una preghiera che recita “Cerco il tuo volto, Signore”. Forse dovremmo imparare a pregare così: “Cerco il tuo volto, fratello”.
Viviamo in un mondo dove spesso “conta solo ciò che si può contare”: i numeri, i soldi, le statistiche. I sentimenti si possono contare? No. L’amore ha una misura? No. E, se non si possono contare, allora non contano? Eppure è proprio l’amore, senza misura, né confini, che dà senso alla vita. L’amore, la giustizia, la coerenza e il coraggio di servire sono valori che non si misurano in soldi o numeri, ma nel bene che sappiamo costruire insieme, anche nelle differenze.
Abbiamo scoperto che la convivialità delle differenze, concetto caro al sociologo Antonio Nanni, non è solo un ideale laico, ma una profezia evangelica. Lo Spirito Santo suscita le differenze; all’uomo spetta il compito di armonizzarle, non di cancellarle. Abbiamo anche riflettuto sulla Croce, che per don Tonino “è una collocazione provvisoria”: tutte le croci durano da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Non c’è diluvio senza arcobaleno. La croce, le difficoltà, le crisi: tutto può diventare occasione di vita nuova, come ci ricorda don Tonino: “Anche sul legno della croce sbocciano gemme di vita nuova”. È un invito a guardare oltre il dolore, oltre le crisi, oltre le paure. Non dobbiamo dimenticare che “Dio è oltre il possibile” e che “sperare è credere nell’impossibile”. Infine, davanti alla tomba di don Tonino, ci siamo fermati in silenzio, memori di quello che Giancarlo ci aveva detto prima di intraprendere il cammino: “Non siete qui per incontrare dei resti, ma un seme”.
Anche noi siamo chiamati ad essere semi, essere generativi, capaci di far germogliare vita anche dove sembra non esserci più terra. Don Tonino ci incoraggia: “Non demordete: la coerenza paga, anche se con qualche ritardo. Paga anche l’onestà, e la speranza non delude”.
Abbiamo poi incontrato due testimoni che hanno condiviso con noi la loro passione per la cosa pubblica e per il bene comune, raccontandoci la propria esperienza concreta di impegno civile: Valentina Avantaggiato, giovane sindaca di Melpignano, ci ha raccontato la sua esperienza di sezione e di impegno politico al servizio dei cittadini; Emanuele Rizzello, AdC Senior del territorio ospitante, ci ha raccontato come la speranza si organizza e si fa azione attraverso la sua esperienza di progettazione Erasmus+ e di ri-generazione di un bene confiscato che si è trasformato in uno spazio di crescita, educazione, scambi interculturali… tutti semi di futuro e di una Speranza che si incarna.
Prima di partire, uno ad uno, abbiamo suonato la Campana della Pace, gesto semplice ma denso di significato che ci ha ricordato che la pace non è solo un’idea, ma un impegno concreto che parte dal gesto quotidiano: essere seminatori di pace nella quotidianità, nei luoghi che viviamo ogni giorno. “In piedi costruttori di pace!” (don Tonino Bello).
Clementina Vitolo
AdC Senior – Diocesi Salerno-Campagna-Acerno
