Insieme alla prof.ssa Antonia Chiara Scardicchio, docente di Pedagogia generale e sociale presso la facoltà di Medicina dell’Università di Bari “Aldo Moro”, nell’incontro online del 6 ottobre scorso con gli Animatori di Comunità Senior del Progetto Policoro, all’interno del percorso di Scuola di Formazione Socio-Politica 2025, intitolato “Donne di speranza. Nessuno ai margini”, abbiamo fatto un viaggio per scardinare il paradigma della speranza.
Fin dalle prime battute, la Scardicchio ha invitato i partecipanti a spostare lo sguardo dal particolare al grandangolo, a vedere quindi la speranza non come attesa, ma come azione trasformativa, come attraversamento del possibile. Non un rifugio nella passività del qui ed ora, ma un invito ad assumere una postura di esplorazione, un esercizio quotidiano di apertura al nuovo anche quando il reale appare complesso, fragile, incerto.
Richiamandosi a Winnicott, ha definito la speranza una delle tre coordinate della sanità psichica, insieme a creatività e gioco. Dove non c’è speranza, infatti, la psiche si irrigidisce; dove non c’è gioco, la realtà perde elasticità; dove non c’è creatività, la vita si impoverisce. La speranza, allora, è ciò che mantiene vivo il legame con il possibile, ciò che ci consente di “imparare a vedere cose mai viste”.
In questa prospettiva, la speranza diventa anche una competenza pedagogica, una “metacompetenza” che implica la capacità di usare la flessibilità cognitiva per immaginare alternative, percorsi, strade nuove. È l’arte di non chiudere la partita di fronte all’incertezza. È una forma di intelligenza relazionale che si educa e si coltiva, soprattutto nei contesti comunitari.
La professoressa ha insistito sul valore dei margini, come luoghi da cui ricominciare a guardare. Abitare i margini — ha detto — significa imparare a non espellere la fragilità, ma a considerarla soglia di rinascita. I margini sono laboratori del possibile, spazi in cui il reale si lascia rigenerare dallo sguardo della speranza.
Sono stati veramente tantissimi gli spunti di riflessione che ci ha donato la prof.ssa Scardicchio, aprendo nelle nostre menti degli spazi nuovi da poter abitare e scardinando un po’ quella classica idea di speranza che la società ci offre e che usiamo nel linguaggio odierno senza pensarci tanto e senza consapevolezza. Ecco credo che da adesso, ognuno di noi, quando parlerà di speranza, cercherà di usarla più consapevolmente.
L’incontro si è concluso con un invito che è anche un programma di vita: abitare l’incertezza come luogo generativo, accettando che non tutto è prevedibile, ma tutto può essere attraversato con sguardo creativo e cuore aperto.
È questo, in fondo, il cuore della pedagogia della speranza di Antonia Chiara Scardicchio: un cammino che intreccia conoscenza e cura, pensiero e azione, fragilità e possibilità, perché nessuno resti ai margini, e ciascuno possa diventare custode del possibile.
Anna Lisa Martello,
AdC Senior della Diocesi di Siracusa
