Share

Secondo giorno della Formazione nazionale

“Il verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. È con il Vangelo di Giovanni che si è aperta la seconda giornata di Formazione nazionale del Progetto Policoro.

“Il verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

È con il Vangelo di Giovanni che si è aperta la seconda giornata di Formazione nazionale del Progetto Policoro.

A guidare la lectio mattutina don Michele Falabretti, direttore del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile che, rivolgendosi ai giovani presenti alla Domus Pacis, ha posto loro una domanda ben precisa: cosa vuol dire oggi compiere e realizzare la propria vita e i propri sogni?

Una risposta per don Falabretti la troviamo nell’avvento e nelle pagine del Vangelo di Giovanni che parla di “un inizio che porta alla fine e una fine che porta all’inizio”.

“Nelle sue pagine Giovanni ci dice come e perché Gesù è venuto a manifestare Dio” ed il segreto, ancora una volta, è la Parola.

Parlarsi, relazionarsi, stare insieme, secondo don Michele sono gli ingredienti necessari per “entrare in comunione” con l’altro.

“Se un AdC è chiamato a confrontarsi e ad essere testimone di fede, molte volte però si ritrova a chiedersi: ce la farò? Una domanda non facile che ci invita a verificare se le nostre relazioni stanno portando a qualcosa di concreto” ha detto don Michele esortando i giovani di Policoro a non arrendersi e continuare a progettare ed osare.

Ad approfondire il tema dell’abitare è stata la professoressa Elena Granata, docente di urbanistica e vice presidente del comitato delle Settimane Sociali dei Cattolici italiani.

Partendo dalla sua esperienza personale la docente ha spiegato come “abitare la casa comune” in modo innovativo ed ecologico.

“Quello che ci trasforma la vita è ascoltare parabole di cambiamenti. Parliamo di place-maker, persone desiderose di rivoluzionare il mondo partendo dal luogo in cui abitano”.

C’è chi ha invitato i propri concittadini a spegnere le luci e scendere in strada per vedere le stelle; chi ha portato il teatro dentro il carcere per scoprire i talenti più profondi delle persone e innescare così scenari di cambiamento; chi – ancora – si è ingegnato con degli specchi per fare arrivare luce in un paesino isolato sulle montagne. Tutto parte da un “immagina se”: “si tratta di progetti economici, ambientali e innovativi, arrivati da chi ha la capacità di tenere insieme problemi e soluzioni senza farsi arrestare dalle difficoltà di ogni giorno”.

Infine, tra le buone prassi menzionate dalla professoressa Granata, il rione Sanità di Napoli dove, grazie a padre Antonio Loffredo, la comunità si è riappropriata dei suoi spazi e ha rigenerato il territorio.

Protagonisti della seconda parte della giornata i laboratori per anno di mandato. Se gli AdC di I anno hanno approfondito l’ABC dell’animatore di comunità, i secondi anno si sono dedicati al tema dell’animazione e dello sviluppo di comunità. I terzi anno, invece, con l’aiuto di alcuni animatori senior, hanno esaminato le tecniche utili per accompagnare i giovani ai gesti concreti.

Tra i momenti salienti del secondo giorno di lavoro la consegna del “Mandato” ai nuovi animatori, avvenuta durante la santa messa celebrata da mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.

“Siate creativi, generativi e mettetevi al servizio delle vostre diocesi” è stato l’augurio a loro rivolto da don Ivan e don Bruno.

A concludere la serata l’appuntamento annuale con la serata divertimento a cura degli AdC senior.

Elisabetta Guenzi, AdC II anno, Massa Carrara-Pontremoli