Share

Il ruolo dell’Europa e delle organizzazioni internazionali a servizio della pace

Proseguono gli incontri del percorso socio-politico rivolto agli Animatori di Comunità Senior, svoltosi lo scorso 15 maggio.
La quarta tappa è stata incentrata sul ruolo dell’Europa e delle organizzazioni internazionali al servizio della pace e in particolare si è riflettuto su come sta cambiando la guerra nel mondo in questa fase di globalizzazione, soffermandoci sulle guerre invisibili.
A guidarci all’interno di queste dinamiche è stata la dott.ssa Lucia Capuzzi, giornalista della redazione Esteri di Avvenire, la quale, con i suoi reportage, in particolare sull’America Latina, ha ottenuto importanti riconoscimenti.
Sembra che ormai tutto il mondo sia in lotta: ci sono 169 conflitti, oltre 81mila vittime e solo 4 sono scontri tra stati, ovvero le guerre classiche come le conosciamo.
Il resto sono conflitti di altro tipo, prevalentemente sono guerre intra-statali, ovvero che si svolgono prevalentemente nel territorio riconosciuto di uno stato. Tali tipi di conflitti, classificati come guerre civili, vengono attuate da gruppi ribelli che attaccano e sfidano il governo, oppure milizie, gruppi militari o mafiosi che si fanno guerre tra di loro.
La pace è l’unica vittoria che serve. Se si dice che non ci sono alternative alla guerra vuol dire che non si vuole provare a trovarne.
Uno degli strumenti nati a tale scopo è l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), un’autorità sovranazionale a carattere mondiale che cerca di risolvere i conflitti nonostante i suoi poteri limitati, in quanto, in base all’organizzazione del consiglio di sicurezza, le decisioni vengono spesso determinate solo dall’unanimità delle grandi potenze.
Anche tra gli ideali stessi dell’UE c’è quello di aiutare alla costruzione e alla promozione della pace, specificato sia nell’art. 3 che nel 21 che cita proprio i principi della Carta delle Nazioni Unite.
Abbiamo visto che l’UE può intervenire e interviene praticamente grazie al suo grande potere economico, ponendo sanzioni individuali o collettive come effetto di dissuasione (come per la Siria, per il Venezuela e adesso anche in Russia).
Inoltre, gli interventi predisposti si erano incentrati sempre per operazioni di peacekeeping (mantenimento della pace) o di peacemaking (pacificazione), come casi dell’Africa e del Medio Oriente, e mai per operazioni di peace enforcement (intervento militare volto ad imporre pace) per l’acquisto diretto di armi per l’Ucraina.
Siamo sicuri che l’UE sta facendo di tutto per garantire la pace nel mondo?
Di recente è entrato in vigore il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari dell’ONU, promosso dall’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons ma ad oggi in Europa solo Austria e Santa Sede hanno firmato il Trattato e  l’Italia non è tra i Paesi che l’hanno ratificato, come le altre maggiori potenze.
C’è bisogno di attivare maggiormente le coscienze con processi di educazione alla pace (non come ispirazione idealista); è importante educare alla pace a vari livelli. C’è la necessità di formare comunità, di riunirsi, di fare rete perché questi sono gli anticorpi della democrazia.

Mario Li Vigni, diocesi di Mazara del Vallo