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Terzo modulo del Percorso di formazione all’impegno socio-politico per gli Animatori di Comunità senior

Seguendo le orme di don Primo Mazzolari, figura carismatica del cattolicesimo italiano nella prima metà del ‘900, si è concluso lo scorso fine settimana il terzo modulo del Percorso di formazione all’impegno socio-politico indirizzato agli Animatori di Comunità senior del Progetto Policoro. Un percorso scandito da tre incontri, ciascuno dei quali ha rappresentato per i partecipanti un momento di riflessione e di condivisione congiuntamente al proprio impegno nelle rispettive comunità. L’ultimo incontro, tenutosi tra Cremona e Bozzolo, ha visto gli animatori senior provenienti da tutta Italia “vivere il tempo e occupare lo spazio” nella dimensione dell’incontro e della relazione, in quella terra che ha dato i natali a don Mazzolari e che oggi, a sessant’anni dalla sua scomparsa, ne custodisce e divulga il suo messaggio più che mai attuale. Un messaggio strettamente connesso al desiderio di pace e di libertà che ha sempre contraddistinto l’agire di don Mazzolari, come ricordato all’apertura dei lavori da don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro e presidente della Fondazione intitolata a don Primo Mazzolari. “Don Mazzolari è stato un uomo che si è sempre speso tantissimo per la pace”, ha ricordato don Bignami, “un uomo inquieto che non si è mai accontentato di risposte preconfezionate”, con una personalità forte che non si è lasciata influenzare dalle abitudini del luogo e degli anni in cui ha vissuto: don Mazzolari si è dedicato con passione allo studio “per abitare con intelligenza il suo tempo” spendendosi in difesa della libertà. Nonostante una parentesi del suo passato da convinto interventista, don Mazzolari conosce sul fronte la durezza e la crudeltà del conflitto e sarà lui stesso poi ad ammettere di aver sbagliato: “la guerra che conoscevo era quella che avevo studiato sui libri”, dirà, condannando per sempre “la guerra come cosa giusta”. La sua feconda e allo stesso tempo travagliata esperienza di parroco, prima a Cicognara e poi a Bozzolo, dove rimarrà per 27 anni sino alla sua morte, ha accompagnato il suo servizio pastorale e la produzione di numerosissimi scritti, tra pubblicazioni, scambi epistolari e predicazioni in giro per tutta l’Italia. I suoi manoscritti, custoditi nell’archivio della Fondazione a Bozzolo, sono la prova della sua fervente attività intellettuale, ma anche della grande carità cristiana che ha segnato il suo servizio e il suo impegno sociale e politico. Il suo insegnamento e le sue riflessioni hanno accompagnato i giovani animatori di comunità in questo terzo appuntamento di formazione sulle rive del Po: l’attualità delle parole di don Mazzolari è stata la scoperta emotivamente più forte per gli Adc, che in lui hanno ritrovato la bellezza e la capacità del sentirsi persone generative, chiamate a innescare i processi del cambiamento di cui oggi hanno bisogno le nostre comunità. Nella relazione sta il senso del vivere insieme e il ‘bene comune’ oggi è la chiave di lettura del presente. “Il Paese ha bisogno di una classe dirigente diffusa”, ha detto il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, incontrando gli animatori, “ogni cittadino deve sentirsi classe dirigente, perché questo significa prendersi cura anche degli altri e non solo del proprio benessere”. “Bene comune significa investire nella conoscenza e nel sapere – ha detto il primo cittadino – superando la logica individualista per una logica di comunità aperta”. La vera scommessa è allora quella di vivere pienamente la sfida del proprio tempo, diventando come don Mazzolari “coscienze inquiete”.

Annalisa Atzei