13 Ottobre 2010
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Settimane sociali, la Cei e il Made in Italy: Risorsa per territorio – Intervista a Mons. Casile – “Il Velino”

In occasione della 46esima Settiimana Sociale dei Cattolici Italiani appena conclusasi, L’Agenzia di stampa nazionale “Il Velino” ha intervistato Monsignor Angelo Casile, Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, sulla particolare rilevanza del Progetto Policoro e del ruolo che l’iniziativa riveste nell’ambito della valorizzazione del territorio e del “Made in Italy”.
 
Questo il testo completo dell’articolo:
 
Settimane sociali, la Cei e il Made in Italy: Risorsa per territorio*

 
Roma, 13 ott (Il Velino) – Anche la Chiesa italiana punta sul “Made in Italy”, che diventa sinonimo di “valore aggiunto”: “Crediamo che le risorse del nostro territorio siano un valore aggiunto”: lo dice al VELINO monsignor Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro. Domani si apre a Reggio Calabria la 46esima settimana sociale dei cattolici italiani, e i 1.200 convegnisti riceveranno un omaggio targato “made in Italy”: la borsa del convegno e una sacca con prodotti tipici calabresi. Il tutto realizzato da una decina di cooperative nate sul territorio grazie al “Progetto Policoro” promosso dalla Cei, che accompagna i giovani del Sud a far nascere e consolidare cooperative e piccole imprese.
“È una scommessa della Chiesa italiana nei confronti dei giovani del Sud – dice monsignor Casile – e un’attenzione al territorio da parte della Chiesa”.
 
Qui l’annuncio del Vangelo arriva a investire la vita civile: “Vengono educati e formati a una mentalità nuova nei confronti del mondo del lavoro”.
E così, grazie all’aiuto di associazioni di categoria (Cisl, Confcooperative, Acli) delle banche di credito cooperativo e anche dell’otto per mille, nascono piccole imprese. “Aiutiamo i giovani a restare nelle loro terre” per le quali diventano un segno di “speranza”. E anche un baluardo contro la criminalità: spesso queste imprese “nascono su terreni e con l’uso di beni confiscati alla mafia”, a volte invece su proprietà delle Chiese locali, “non usano manodopera in nero” e “non sfruttano i bambini”.
Impiegano invece “immigrati, assunti in modo regolare”, che “a volte sono anche tra i soci”. In alcuni casi diventano luoghi di “recupero per tossicodipendenti” o in cui “vengono scontate le pene detentive”.
 
La Borsa del convegno è realizzata da Dierreci Promotions di Dinapoli Domenico e con la stampa serigrafica di Grafiche Fedele di Casciarano Vito & Co. (entrambe aziende pugliesi del Progetto Policoro). La sacca omaggio con prodotti tipici è interamente calabrese. La sacca è realizzata da SMR “Sartoria maglieria ricamo” e con stampa serigrafica della Printing Center della diocesi si Oppido Mamertina. Contiene specialità tipiche calabresi:
scatola in cartone realizzata da Studio Creativo LamorfaLAB; miele prodotto da Coop. soc. “Le Georgiche Soc. Coop. Agricola”; ‘nduja prodotta da Coop.
Raggio Verde s.r.l.; Olio prodotto da Coop. soc. “Il Segno” a.r.l.; pesto di peperoncino prodotto da Soc. Coop. Sociale “Valle del Marro – Libera terra”; sapone al bergamotto prodotto da Naturarci di Arcidiacono Diego; video turismo sociale prodotto da Cooperativa sociale Camelot; bergamotto prodotto da Sodibevi; Liquirizia prodotta da “Amarelli”.
 
Il “Progetto Policoro” nasce nel 1995 dal sogno di don Mario Operti, allora direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei; idea condivisa da don Domenico Sigalini, allora responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, e da don Giuseppe Pasini, direttore di Caritas italiana. Da allora, i tre uffici promotori collaborano assieme a diverse associazioni, agli animatori di comunità e a tanti esperti per accompagnare i giovani del Sud Italia a vincere il grave problema della disoccupazione. La Chiesa italiana ha spesso rinnovato la sua fiducia nel “Progetto”, che in oltre 80 diocesi italiane ha accompagnato migliaia di giovani a far nascere e consolidare centinaia di esperienze cooperative e di piccole imprese come segni di presenza solidale sul territorio.