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“Se siamo capaci di attivare speranza, siamo capaci di mobilitare verso il bene”

Ogni Progetto costa fatica – ha spiegato il Prof. Giovanni Grandi alla plenaria di sabato 30 novembre – I modi umani per affrontarla sono le leve affettive. Ce ne sono due in particolare: la speranza e il timore. Sono due “macrosentimenti” che ci abitano e che ci attivano verso il futuro, guardandolo da due punti di vista. Il primo è l’effetto della speranza, cioè quell’attrazione per un bene da aggiungere alla vita. È il sentimento portante di ogni progettualità, che ci spinge quasi sempre verso il cambiamento che possiamo avvertire in maniera più forte, radicale, oppure che mostra qualcosa di graduale. La speranza è il vedere un bene maggiore che potrebbe entrare nella vita: se siamo capaci di attivare speranza, siamo capaci di mobilitare verso il bene.

La seconda leva si chiama timore, un grande principio di conservazione che, nella sua intenzione, guarda sempre al bene: se la speranza ci fa vedere il bene che vorremmo introdurre nella vita, il timore ci fa vedere il bene che vorremmo conservare.

Siamo disponibili a faticare per accrescere il bene o per conservarlo. Le due leve un po’ si equivalgono, delle volte si annullano tra loro. Quando siamo indecisi è perché abbiamo delle speranze da una parte, dei timori dall’altra e non riusciamo a bilanciarli. Vediamo insieme il bene e il male e non riusciamo a muoverci da quel momento di tensione”.

Dallo Storytelling e Call to Action agli approfondimenti filosofici di Aristotele e Tommaso d’Aquino: “Ogni parola per poter fare un percorso dentro di noi – ha specificato Giovanni Grandi – ha bisogno di catturare la nostra attenzione, di affascinarci, un viaggio noto già nell’antichità ma che oggi possiamo chiamare “strada della riflessività””.

L’agire che racconta e la parola che muove, approfondendo le dinamiche interiori dell’invito all’impegno. Impegno richiesto anche per l’ascolto come ha evidenziato Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana: “Ascoltare non è facile, ascoltare è captare il particolare e saperlo interpretare. Richiede tempo che va oltre l’orario di servizio e per poter produrre il suo effetto nella nostra vita ha necessità dell’azione dello Spirito Santo: fa parte della stessa dinamica della semina della Parola di Dio. Ascoltare è mettere in atto la rivelazione di Dio oggi. “Tu mi interessi”, che va oltre del “tutto bene””.

Una sessione, quella della seconda giornata del 36° Corso di Formazione Nazionale, approfondita poi con i laboratori: “Alla scoperta dell’Animatore di Comunità” per gli AdC del primo anno dal tema “Parola”; “Incontrare i giovani e tessere legami di Comunità per gli AdC di secondo anno sul tema “il nuovo che c’è all’orizzonte”, “L’AdC promotore di cambiamento nella comunità” per i terzo anno sul tema de “Il Sole è nuovo ogni giorno e il laboratorio per i Senior “Dagli oboli al talento”.

Presenti anche le Regioni con uno spazio dedicato sulle novità 2020, ruolo e funzioni del Referente, gestionale e adempimenti, le nuove modalità e strumenti per la rendicontazione 2019 e la progettazione delle attività regionali 2020

La giornata si è poi conclusa con la Veglia al Santuario della Spogliazione animata da Don Marco Ghiazza, con la consegna del Mandato agli Animatori di primo anno.

Anna Lisa Atzei, Giulia Lettieri, Mario Sanna, Marco Sprecacè
(equipe comunicazione Progetto Policoro)