6 Dicembre 2012
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“Pronti 56 animatori per l’Italia” – Parola di Vita

Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati cammina!» (At 3,6). Questo il “motto” che, _ n dal 1995, ha accompagnato il Progetto Policoro, nato dal sogno di don Mario Operti, per dare una risposta ai giovani disoccupati del Sud. Nel corso degli anni il Progetto si è diffuso a macchia d’olio in tutta la penisola attraverso l’impegno delle 115 diocesi (su 225) coinvolte. Grazie, infatti, al lavoro della Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro, alla Pastorale Giovanile e alla Caritas, che in ciascuna diocesi sovrintendono sul suo operato, e con il contributo degli Animatori di Comunità, la Chiesa Italiana cerca di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione. A margine del 26° Corso di Formazione Nazionale svoltosi ad Assisi dal 28 Novembre al 2 Dicembre, che ha visto coinvolti più di 150 Animatori provenienti da tutta Italia, abbiamo intercettato Mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro al quale abbiamo chiesto un bilancio del lavoro svolto finora e, ancora, quali saranno le prospettive sulle quali si svilupperanno le iniziative future.

 
 
Il 2013 inizierà il 18° anno del Progetto Policoro. Con un importante pezzo di storia alle spalle che bilancio si sente di fare? Quali prospettive per il futuro?
 
Senz’altro le prospettive tengono conto delle origini del Progetto stesso e non fanno altro che consolidare l’esperienza di evangelizzazione, dell’educazione e dell’espressione dei gesti concreti, ovvero cooperative e imprese individuali che in questi anni sono nate. Ciò rende sempre più urgente e necessario coniugare il Progetto Policoro, che deve restare fedele alle sue origini, ai bisogni legati al territorio. Questa è, e sarà, la chiave vincente del Progetto. Quindi aderendo all’iniziativa, ogni diocesi, impara a saper rispondere ai bisogni lavorativi del proprio territorio grazie agli strumenti messi a disposizione dal coordinamento nazionale del progetto che si attivano, e si concretizzano, nelle proposte operative messe in campo nelle diverse diocesi.
 
Il Progetto Policoro nasce infatti per dare una risposta al problema della disoccupazione
giovanile. Quali sono state le risposte concrete date soprattutto al sud, un territorio dove la crisi e la disoccupazione si fa sentire ancora più forte?
 
La prima risposta è quella di permettere a dei giovani di essere rincuorati nella speranza sostenuti dall’annuncio del Vangelo. Per cui il primo scopo del Progetto è creare dei giovani anzitutto riconciliati con se stessi, giovani che sanno mettere a frutto i talenti e sono capaci di investire sulle loro capacità. Le altre opere, che derivano dall’impegno dei giovani, sono quelle di aver dato vita a centinaia di cooperative e ditte individuali che intersecano i vari aspetti dell’attività produttiva: turistica, agricola, artigianale, gestione di musei e di beni culturali. Importantissime, soprattutto nel sud Italia, le cooperative che gestiscono i beni confiscati alla mafia e quelle che accolgono gli immigrati e, ancora, le piccole aziende di riscoperta del ricamo e della falegnameria.
  
115 diocesi impegnate nel Progetto, 150 animatori di comunità e, solo per citare i dati relativi al microcredito a partire dal 2009, 121 piccole imprese che danno lavoro a quasi 200 persone. Cosa ci dicono questi numeri?
 
Intanto vorrei sottolineare come i posti di lavoro complessivi siano molti di più perché il Progetto Policoro non è legato solo alla creazione di imprese sostenute attraverso il microcredito. Comunque questi dati ci dicono che se hai coraggio di investire con trasparenza, nella legalità e nella responsabilità il lavoro si crea. È fuor di dubbio che si tratta di piccole risposte, ma l’oceano stesso, come diceva madre Teresa di Calcutta, è fatto di piccole gocce. Quindi il piccolo non ci intimorisce ma, anzi, è segno di quell’essere sale, di quell’essere luce, di quell’essere anche segno del regno di Dio, che è lievito nella massa. Così è bello sottolineare come il risultato dell’andare incontro
alle singole persone sia fondamentale perché dietro ogni gesto concreto, dietro ogni numero c’è una persona che realizza il suo sogno lavorativo.
 
Si è appena concluso il 26° corso di formazione nazionale svoltosi ad Assisi dal 28 novembre al 2 dicembre, che avvierà 56 nuovi Animatori di Comunità di primo anno, e riconfermerà nel loro mandato 96 Animatori tra II° e III° anno. Qual è il loro mandato? Come, grazie a loro, ogni anno si rinnova l’attività del Progetto Policoro?
 
Il mandato è sempre quello di servire la loro chiesa diocesana pur tenendo conto degli indirizzi
e delle prospettive nazionali che vengono delineate dal Progetto. Soprattutto in questo corso gli animatori si sono concentrati e hanno sviluppato tre prospettive di impegno: microcredito, la collaborazione con l’Associazione Libera nell’iniziativa “Libera il Bene”, attraverso la formazione degli animatori per la gestione e la consulenza dei terreni e sui beni confiscati alle mafie e, infine, la costituzione di un database sui gesti concreti già realizzati nel territorio nazionale e la messa in rete, in un’ottica di reciprocità tra le chiese dell’intero territorio nazionale, delle disponibilità formative che possono essere utilizzate dagli animatori.
 
Caso quasi unico in Italia, le diocesi calabresi, aderiscono dodici su dodici al Progetto Policoro cercando, attraverso di esso, di dare una risposta ai tanti giovani in cerca di una strada per il loro futuro. Che segno ha voluto dare la Chiesa Calabra?
 
La Calabria è assieme alla Basilicata e alla Puglia tra le regioni che, fin dal 1995, hanno aderito al Progetto. Ciò è importante per sottolineare che i risultati che oggi la Calabria può vantare tengono conto di un impegno considerevole da parte del coordinamento regionale e della segreteria regionale. Per cui, dove c’è un episcopato e un impegno del coordinamento regionale, il Progetto Policoro germoglia sempre e continua a promuovere l’impegno degli animatori.
 
– Giulia, Diocesi di Reggio Emilia Guastalla
ADC I° anno – Giulia, Diocesi di Reggio Emilia Guastalla
 
Da oggi inizia la tua avventura nel Progetto Policoro. Con quale spirito ti approcci a svolgere questo servizio all’interno della Chiesa?
Certamente con un atteggiamento di servizio, nel senso che si ha un’occasione importante di crescita per la diocesi e per i ragazzi e, ancora, per creare nuove opportunità e nuovi luoghi di accoglienza per i tanti giovani che stanno attraversando un periodo di crisi e d’inquietudine.
 
Il tuo mandato sarà quello di dare una risposta al problema della disoccupazione giovanile attraverso l’evangelizzazione e la creazione di gesti concreti. Quali saranno i tuoi primi passi?
Il progetto, voluto nella mia diocesi, parte con me che sarò la prima animatrice di comunità, quindi la prima cosa da fare sarà quella di aiutare a far capire l’importanza di questa nuova iniziativa. Subito dopo inizierò a tessere la rete tra le tre pastorali #Caritas, Pastorale Giovanile e Pastorale del Lavoro# e con le diverse filiere. Infatti ne cercherò di curare la comunicazione facendo conoscere il progetto e le sue finalità.
 
ADC II° anno – Emanuele, Diocesi di Leccele, Dio
di Lecce
In che modo viene chiesto all’animatore di secondo anno di confermare il suo mandato di evangelizzazione dando ancora maggiore concretezza e responsabilità alla sua azione?
Soprattutto integrandosi in maniera più incisiva nel territorio diocesano cercando di incontrare i giovani, cercando di capire le loro esigenze nell’ambito scolastico, nelle parrocchie, nelle associazioni e laddove sono normalmente inseriti, cercando di trovare sempre le modalità più efficaci di approccio del Progetto Policoro nel territorio di riferimento. Le iniziative possono essere davvero tante ma bisogna sempre cercare di dare una risposta a quelle che sono le necessità di quell’area geografica.