21 Luglio 2009
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Mezzogiorno – Piccole risposte concrete: Il contributo della Chiesa italiana con il Progetto Policoro – “Agenzia SIR”

MEZZOGIORNO – Piccole risposte concrete
Il contributo della Chiesa italiana con il Progetto Policoro
 
Secondo l’ultimo Rapporto Svimez (info: www.svimez.it), negli ultimi 11 anni dalle Regioni del Sud sono partite 700 mila persone. In massima parte giovani, visto che l’Italia possiede il tasso di disoccupazione giovanile più alto d’Europa, di cui è responsabile soprattutto il Mezzogiorno:
nel 2008 solo il 17% dei giovani meridionali tra i 15 e i 24 anni lavora contro il 30% del Centro-Nord. Ma esistono anche realtà in controtendenza: in 14 anni di attività, ad esempio, il Progetto Policoro della Cei (www.progettopolicoro.it) ha promosso la nascita di oltre 400 esperienze lavorative, che danno lavoro a circa 3 mila giovani che hanno deciso di restare nella loro terra e di “mettersi in gioco” come imprenditori di se stessi. “Tracciare una strada possibile, ridare fiducia alle persone, proporre un modo diverso di vivere l’impegno civile, richiamare all’assunzione di responsabilità individuali e comunitarie”: questo, spiega mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, il senso di un’avventura – frutto del “sogno” di don Mario Operti, all’epoca direttore dell’Ufficio Cei – cominciata subito dopo il Convegno ecclesiale nazionale di Palermo, il 14 dicembre del 1995, quando l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio nazionale di pastorale giovanile e la Caritas italiana si incontrarono a Policoro (Mt) con i rappresentanti diocesani di Calabria, Basilicata e Puglia per riflettere sulla disoccupazione giovanile, nella sicura speranza che “il Paese non crescerà se non insieme”, come scrivono i vescovi nel documento “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese” (1981).
 
Lavorare in rete. L’intuizione fondamentale del Progetto, ricchezza della Chiesa Cattolica offerta a tutto il Paese, è la collaborazione tra soggetti diversi per un unico impegno: l’evangelizzazione. Il metodo è quello di imparare a lavorare insieme (a livello nazionale, regionale, diocesano) seguendo un progetto comune; lo stile è quello di aiutarsi a crescere insieme nel rispetto reciproco delle specificità e competenze, nella solidarietà e nella comunione; la virtù cristiana che lo sostiene è la speranza. La collaborazione tra diversi Uffici pastorali stimola la sinergia tra associazioni e organizzazioni presenti sul territorio e li spinge a operare in reciprocità con i diversi territori del Nord e del Sud. Attraverso un metodo globale (evangelizzazione, formazione, gesti concreti di solidarietà e di reciprocità) che investe la persona nella sua interezza e la società nelle diverse realtà (ecclesiale, istituzionale, associativa) si realizzano così opere concrete, capaci di far germogliare speranza e sviluppo. La collaborazione tra le diverse pastorali e il coinvolgimento delle associazioni laicali è un vero segno di novità, e va nella direzione di quella conversione pastorale auspicata dai vescovi italiani a Palermo (1995) e sviluppata nell’ultimo Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2006). Il lavoro in rete è un concetto fortemente legato alla natura pastorale del Progetto, e tra le sue forme particolari annovera le “filiere” tra le varie aggregazioni laicali di ispirazione cristiana: una prima filiera costituita dalle associazioni di evangelizzazione e promozione e una seconda filiera specializzata nei vari settori economici e sociali. Ci sono poi gli “animatori di comunità”, laici responsabili che in profonda sintonia con le tre pastorali e le filiere delle associazioni agiscono per un’adeguata promozione del Progetto nella diocesi.
 
Diffondere una nuova mentalità. Il Progetto è un piccolo segno che si spinge sulle frontiere avanzate dell’evangelizzazione: disoccupazione, usura, minori sfruttati, disabili, lavoro nero. Favorire “un radicale cambiamento di mentalità e di cultura che porti il giovane ad attivare le sue potenzialità in un’ottica di imprenditorialità personale”: questa una delle strategie del Progetto Policoro per la formazione e l’educazione delle coscienze, al fine di superare la disoccupazione, il lavoro nero o precario. A tale scopo, si realizzano corsi formativi e informativi per diffondere “una nuova mentalità verso il lavoro, ispirata ai valori umani e cristiani della solidarietà e della cooperazione” e rendere i giovani del Sud, spesso vittime della rassegnazione, della violenza e dello sfruttamento, autentici protagonisti del rinnovamento della loro terra. Questi gesti concreti, precisa mons. Casile, “non pretendono di risolvere i problemi che non sono di competenza specifica della Chiesa, ma vogliono essere dei segni autentici da intraprendere per giungere a soluzioni corrette, e stimoli adatti a risvegliare nella coscienza di tutti gli uomini la responsabilità e le capacità al servizio della collettività”. L’impegno attuale del Progetto Policoro è di sviluppare sempre più la promozione dei gesti concreti e incentivare i rapporti di reciprocità e di solidarietà tra le Chiese del Sud e le Chiese del Nord. Per rilanciare l’intero Progetto, anche alla luce dell’attuale crisi economica, i tre Uffici promotori ritengono prioritario custodirlo da ogni strumentalizzazione e trasmetterlo “nella fedeltà alle intuizioni iniziali: evangelizzazione, formazione, gesti concreti e rapporti di reciprocità”. In autunno sono in programma gli incontri con i direttori diocesani delle tre pastorali per Regioni, con la possibilità di partecipazione dei referenti delle filiere.