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“Far fiorire i sogni: il progetto di comunità di Adriano Olivetti”, la Formazione all’impegno socio-politico fa tappa ad Ivrea

Prosegue la formazione in presenza “Far fiorire i sogni. La comunità partecipativa”. Oggi da Torino, gli Animatori di Comunità Senior si sono spostati a Ivrea per esplorare le opere e le idee di Adriano Olivetti, un imprenditore che ha saputo, con la sua sensibilità, innovazione e lungimiranza, cambiare le regole della produzione industriale, disegnando una fabbrica a misura d’uomo e migliorando le condizioni di vita dei suoi dipendenti e della società in generale, realizzando così le “Fabbriche di comunità”.

Ed è proprio da questi luoghi, dal 2018 Patrimonio dell’Unesco, che si è aperta la mattinata per approfondire il tema “Far fiorire i sogni: il progetto di comunità di Adriano Olivetti”, animata dalla Fondazione Olivetti. Nell’Officina H, oggi polo universitario, dopo i saluti di benvenuto, i lavori sono stati introdotti da Beniamino de’ Liguori Carino, Segretario Generale della Fondazione, che ha posto immediatamente l’attenzione sullo straordinario patrimonio sociale lasciato dal testimone dell’anno del Progetto Policoro. Un’eredità importante sulla quale sono intervenuti, a seguire, Matteo Chiantore, Sindaco della Città di Ivrea; Diego Targhetta Dur, Coordinatore Polo Universitario Officina H; don Ivan Licinio, Coordinatore nazionale Progetto Policoro CEI e don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro-CEI.

Al termine della sessione, gli AdC Senior, suddivisi in due gruppi di studio, si sono confrontati con Annalisa Galardi, Consigliera di Amministrazione della Fondazione Adriano Olivetti, e hanno visitato Ivrea accompagnati da Marco Peroni.

Una mattinata ricca di contenuti che, dopo il pranzo, ha visto il rientro dei giovani a Torino per il momento di scambio e condivisione di idee attraverso i tavoli del World Café, dove sono state esplorate nuove metodologie per promuovere la partecipazione e la coesione sociale all’interno della comunità: pilastro ineludibile della nostra vita sociale come ha ricordato don Bruno Bignami, sottolineando l’importanza del recupero della qualità relazionale; del ridare alla società la tensione comunitaria, senza la quale prevale l’anonimato; dei vincoli comunitari che rendono la società amicale e del personalismo comunitario per un mondo più solidale e non abitato da individui autoreferenziali. “Pensarsi parte di una comunità – ha spiegato don Bruno – significa dare il proprio contributo affinché quel territorio fiorisca”.