Niccolò Machiavelli scriveva che è meglio essere temuti piuttosto che amati quando si è chiamati guidare un Paese o anche solo un piccolo territorio, forse perché troppo convinto del fatto che gli uomini non siano capaci di ricambiare l’amore e la fiducia di chi li guida. Ma è davvero così? Oppure è invece possibile che fiducia e politica riescano ancora a camminare insieme? La risposta a questa domanda abbiamo cercato di trovarla lunedì 9 giugno, durante il sesto incontro online del percorso di formazione all’impegno socio-politico proposto agli Animatori senior del Progetto Policoro. L’incontro è stato guidato da Tommaso Greco, docente di filosofia del diritto dell’Università di Pisa.
Il professor Greco ha accompagnato i partecipanti in una riflessione che ha subito dato forma ai tratti di una fiducia, sovente confinata entro un territorio di irrilevanza per il diritto e la politica, che potesse fare da filo conduttore per queste dimensioni della vita sociale così apparentemente distanti.
La disgiunzione tra fiducia e politica deriva da una visione di quest’ultima intesa non come un agire in vista del bene comune, ma come ricerca del potere. E’ un modello, definito dal relatore, “sfiduciario”, che non solo è stato alla base del pensiero di studiosi importanti dei secoli scorsi e del Novecento, da Machiavelli a Hobbes, passando da Jeremy Bentham fino a Guastini, ma che è diffuso anche nella società odierna.
La visione secondo cui l’essere umano è visto come essere malvagio e quindi naturalmente portato alla guerra occorre essere messa in discussione attraverso un approccio che possa mediare tra la dimensione normativa e i fatti sociali, traducendosi in una pratica di vita in grado di promuovere la dignità umana in tutte le sue forme.
Perché questo sia possibile, occorre avere il coraggio di “legittimare” nuovamente il bene che ogni essere umano porta in sé, prendendo consapevolezza di quanto anche la pace sia reale in molte realtà nelle quali vivono tanti operatori di pace della porta accanto. È infatti possibile “dare fiducia alla fiducia” solo quando questa è reale e ci accorgiamo della sua esistenza. Dare, ad esempio, fiducia ai giovani che protestano, ai carcerati che cercano di riscattare la propria vita, a chi ha buone intenzioni e lavora per il bene comune diviene la chiave per educarci alla fiducia. È quando abbiamo il coraggio di fidarci di chi apparentemente non se lo merita che riusciamo a dare vita nuova al mondo.
Anche la nostra politica, ha spiegato il professor Greco, è un ordinamento assolutamente fiduciario e la nostra Costituzione è piena di esempi di fiducia, a cominciare dal modo in cui essa ci invita, come cittadini, a partecipazione a tutto ciò che la Repubblica ritiene meritevole di tutela. La politica che investe sulla fiducia è una politica che ha la capacità di rompere il circolo vizioso della sfiducia, leggendo le varie situazioni della realtà e capendo dove intervenire per promuovere una politica della cura, della solidarietà e della giustizia.
A seguito di questo prezioso incontro possiamo credere e sperare che ci sia un altro modo per rispondere alle affermazioni di Niccolò Machiavelli, ovvero che la legge della fiducia vince sempre e ancora su quella della sfiducia e che perché una persona diventi amabile bisogna prima di tutto amarla.
Alessandra Corti
AdC Senior, Diocesi di Pistoia