Share

TI C’ABBACA!!!

Questa espressione dialettale, usata in diverse aree del territorio calabrese, è stata il titolo del campo di formazione e orientamento, che si è tenuto a Cetraro (CS), nella Diocesi di San Marco Argentano – Scalea, il 20 e 21 settembre; il campo è nato dall’ascolto dei giovani e dal desiderio di offrire loro uno spazio di incontro, confronto, crescita e discernimento.

Ti c’abbaca vuole designare quell’agire senza che ne valga la pena: Vale ancora la pena, oggi, concedersi occasioni di crescita? Vale la pena sognare e provare a cambiare le cose? E ancora, vale la pena rimanere nel proprio territorio e impegnarsi per esso? Sono questi e altri ancora gli interrogativi che hanno mosso la riflessione della quindicina di giovani della diocesi che hanno accolto l’invito del Progetto Policoro.

Dopo i saluti e la preghiera iniziale curata da Don Valerio Orefice, Direttore di Pastorale Giovanile e Tutor del Progetto Policoro, è intervenuto S.E. Mons. Stefano Rega. «I giovani – ha sostenuto il vescovo – devono vivere il lavoro quotidiano con fiducia e coraggio, guardando oltre, al proprio sogno da realizzare e alla propria vocazione. L’uomo, infatti, è chiamato, in modo originale, a rendere più bello il creato e ad operare per il bene comune, con il proprio lavoro, il talento e le capacità.» Il vescovo ha lasciato, poi, tre immagini – tratte da un articolo della rivista Vocazioni – che «aiutano a parlare di lavoro come vocazione: l’albero, la creta e la porta. Come l’albero, la vocazione cresce in noi perché discende sempre più in noi, fa emergere sempre più le sue radici nell’intimo del nostro essere. Più comprendiamo noi stessi e più cresce la nostra vocazione. La creta di cui siamo fatti ha bisogno di essere animata dal soffio di Dio. La porta aperta ci ricorda le numerose opportunità che abbiamo nella vita.»

A seguire, guidati dalla Dott.ssa Daniela De Marco e da Don Francesco Lauria, i partecipanti hanno riflettuto sui sogni, portati nel cuore sin da bambini che, crescendo, si confrontano con la realtà e si modellano in base ad essa, e sui talenti, che si scoprono e si moltiplicano ‘agendo con e per l’altro’ nella comunità.

La riflessione di Enzo Bova, Direttore della Caritas Diocesana, sulla storia di Rut ha parlato di dignità, riscatto e reciprocità e ha aperto la seconda giornata.

Centrale è stato, poi, l’intervento teorico e pratico della Dott.ssa Gilda Falcone, CEO di Molise WOW e Animatrice Senior del Progetto Policoro, sul tema della creazione di lavoro ed impresa: a partire dai propri sogni, dalle competenze e capacità, dalle passioni ed esperienze – in sintesi dalla propria storia – e dall’osservazione della realtà abitata, i giovani si sono concentrati su un’idea, sperimentando la possibilità di trasformarla in un’impresa, attraverso diversi strumenti. Gilda ha testimoniato, anche, la sua esperienza di ‘giovane molisana’ che ha fatto i conti con spopolamento, apatia e difficoltà simili a quelle dei giovani calabresi, e che, mossa da sogni e idee e sostenuta da adulti che hanno creduto in lei, ha realizzato un’interessante start-up.

In conclusione, con le parole dei giovani partecipanti, «il campo è stato un’occasione per guardare alla nostra storia, per metterci in gioco, per fare rete con altri giovani e per riprendere le attività quotidiane con nuova carica ed entusiasmo, desiderosi di continuare questo cammino di formazione e crescita.»

Nellina Puzzo e Roberta Idà – Diocesi di San Marco Argentano – Scalea