19 Dicembre 2022
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La gioia negli occhi di don Milani

Una vita densa, generativa, quella di don Lorenzo Milani. E brevissima. A 44 anni, cede a quel morbo che lo attanaglia da qualche stagione. Breve ma intensa, capace di segnare la seconda parte del secolo scorso e quelli avvenire, sul piano sociale, pastorale, pedagogico e culturale: a suon di scelte coraggiose, pungente fede cristallina, sete di giustizia sociale.

La biografia del Priore di Barbiana appare divisa in due. È lui stesso a definirne il solco della frattura con gli anni della fanciullezza e gioventù, quasi da archiviare perché ritenuti «20 anni passati nelle tenebre dell’errore». Sono gli anni vissuti nel privilegio quando ancora aveva tre nomi, Carlo, Domenico, Lorenzo e due cognomi, di cui il secondo aggiunto per decreto regio dal bisnonno filologo e anticlericale, Domenico Comparetti. Sono gli anni in cui Lorenzo è il giovane rampollo di una delle famiglie più colte e agiate di Firenze, in cui scia a St. Moritz, nuota a Castiglioncello, frequenta intellettuali provenienti da tutta Europa. Poi c’è l’altro pezzo di cammino: quello delle tensioni interiori per uscir dal proprio bozzolo, dell’epifania della conversione, dell’abbuffata di Vangelo, dell’ingresso nel mondo reale. Dove indossa caparbiamente scarponi di montagna e la lunga tonaca nera con la quale sentirsi sempre intonato coi colori del mondo. È il pezzo di vita e in cui si innamora dei poveri e per loro si fa maestro per essere prete. Due capitoli distinti: l’adolescente in manica di camicia e il Priore di Barbiana attorniato dai suoi ragazzi.

Eppure c’è un fil rouge che lega inesorabilmente i due passaggi biografici. Quella discreta, quasi nostalgica ma sempre presente gioia negli occhi. A Barbiana quella letizia anagrafica e sociale si trasforma in un sentimento profondo e un credo tagliente come un diamante capace di superare solitudine e povertà. Su quel monte si fa ultimo tra gli ultimi, soffre l’isolamento di un esilio curiale, si fa venire i calli alle mani e si interessa di coloro che lo circondano. Salva e si salva, costruendo una scuola insieme a sei ragazzini di montagna. Sempre indossando quella luce di gioia negli occhi. È la letizia gratuita e pura di chi sa da che parte stare. Quella poesia del dare permette a Lorenzo di intrecciare passato e presente, offrendo ai suoi tanti ragazzi e ragazze quello che per lui è stato privilegio per pochi. Loro sono stati il suo tesoro, la sua laurea, il suo cammino verso l’alto. La sua nuova famiglia.

Erano gli ultimi giorni di don Milani, trascorsi a Firenze dalla mamma, dove poteva fare la radioterapia. I ragazzi al suo capezzale facevano i turni per non lasciarlo mai solo. Michele (Gesualdi) gli chiese: «Quando non ci sarai più come vorresti ti ricordassimo?». Don Lorenzo dà una risposta che ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo, è una sciabolata alle coscienze di ognuno, uno schiaffo alla politica e un pungolo a un impegno quotidiano per riequilibrare la società ingiusta: «Non c’è da parlare della “eroica” storia di don Lorenzo Milani», ribatté, «ma della eroica storia dei poveri, della nobiltà della classe operaia e contadina che mi ha accolto e aperto gli occhi. In questi anni vi ho educato a sentirvi classe, a non dimenticarvi della umanità bisognosa e a tenere a bada il vostro egoismo, perché non si tratta di produrre una nuova classe dirigente, ma una massa cosciente».

Impegno, pensiero e poesia di don Lorenzo Milani: nato ricco, morto cammello, priore di Barbiana dal 1954. In questo suo monito, la strada da percorrere anche per il centenario della sua nascita, nel ’23.

[Da stralci della prefazione al libro Don Lorenzo Milani. Biografia per immagini a cura di Andrea Cecconi e Stefano Zecchi, Sef, 2022]

 

In questo ultimo articolo riservato a don Lorenzo Milani, testimone del Progetto Policoro per il 2022, un GRAZIE DI CUORE lo rivolgiamo alla giornalista e scrittrice Sandra Gesualdi, nonché figlia di Michele, allievo di don Lorenzo Milani.
In questo anno attraverso i suoi articoli ci ha permesso di conoscere e approfondire meglio la figura don Lorenzo Milani.

“Grazie” è una parola che ci troviamo a ripetere spesso durante la giornata, ma quando si tratta di una gratitudine sincera e grande, un semplice grazie non sembra bastare.

È difficile in questi casi trovare le parole giuste per dimostrare quanto ne abbiamo apprezzato l’aiuto, i gesti e per la professionalità con cui ha agito.

Con stima e affetto l’augurio di una carriera sempre più proficua,

La Segreteria nazionale del Progetto Policoro