Nei giorni 24-25 gennaio presso il Villaggio Shalom a Montefalcone del Sannio (CB), si è svolto il primo incontro di formazione regionale 2009 per gli AdC di Abruzzo e Molise.
Il programma pensato dal nostro coordinatore regionale Mario Ciafardini (nonostante una forte influenza e per questo delirante!!!) è stato un percorso tra teoria e laboratori sperimentali. Gli argomenti che abbiamo affrontato nella due giorni molisana sono spaziati dal ruolo del tutor alla progettazione sociale, dal nuovo regolamento attuato da Policoro agli strumenti posseduti dallAdC nel proprio lavoro.
La presenza di alcuni dei Tutor della nostra regione nella prima giornata di formazione, ha permesso un confronto diretto tra nuovi e vecchi AdC su una problematica emersa durante gli incontri del 2008: quale, in concreto, il ruolo del tutor? Le situazioni che più frequentemente si vengono a delineare sono: la coincidenza della figura del tutor con lanimatore di comunità alla fine del suo percorso triennale; lidentificazione con la persona che si pensa più da vicino possa seguire il Progetto Policoro in un continuum temporale. Per sciogliere ogni dubbio lintervento di Mariagrazia Della Manna(ora Tutor ma ex AdC Teramo- Atri) è stato fondamentale. La sintesi che ci ha proposto si riassume in due semplici mosse: il tutor- cosa fa e come lo fa. Nel primo caso è importante ad esempio che questa figura garantisca unassistenza efficace assicurando il giusto confronto con lAdC; supporti e verifichi il lavoro svolto dallAdC ( che vi sia quindi coerenza con il progetto nazionale e armonia con tutti i soggetti coinvolti)
, o nel secondo caso deve accompagnare nel concreto la crescita del ruolo dellanimatore; deve saper dare sostegno delle motivazioni al servizio nonchè stimolare e curare la formazione sia sui metodi che nei contenuti
. Queste considerazioni spingono ad una rivalutazione del ruolo del Tutor , non più pensato come soggetto statico dellequipe diocesana, bensì come base/sostegno per lanimatore che non deve esser lasciato solo nel suo lavoro quotidiano.
Un altro nodo importante di questa formazione è stato lintervento(del tutto inaspettato!) di Lucia Surano che ci ha esposto le modalità per una giusta progettazione sociale. L’approccio teorico con questargomento non è facile, soprattutto per i non addetti ai lavori. Tra criteri teorici e modelli di riferimento abbiamo esaminato le varie fasi di un progetto. Fondamentale nellimplementazione sono alcune fasi logiche come: la definizione e lanalisi del problema, lidentificazione degli obiettivi, chi sono i beneficiari, il modello di riferimento, le attività correlate e la valutazione. Questi momenti imprescindibili, sono concatenati in un ciclo formato da 4 punti: si parte dallideazione del progetto (ldea viene resa concreta attraverso la definizione e lanalisi del problema, definizione di obiettivi, metodologia, destinatari
) per poi attuare la pianificazione (risorse,calendario, budget)e la realizzazione (la realizzazione delle attività, gestione del team, gestione amministrativa/contabile, monitoraggio, valutazione in itinere) per arrivare alla fase conclusiva della chiusura (chiusura amministrativa/contabile e valutazione finale). Naturalmente queste sono solo alcune delle informazioni relazionate dal formatore L.Surano, che dalla teoria alla buona prassi ci ha giudato ad una rilettura del Vademe…beeep!… da noi utilizzato. Uno strumento, questo, spesso sottovalutato ma estremamente efficace ed efficiente per una giusta pratica lavorativa. Può essere adottato quotidianamente per avere sempre una linea guida da seguire nel nostro progetto a livello diocesano; può diventare lunica visualizzazione esterna del nostro operato allinterno del Centro Servizi (stessa modalità con la quale dovrebbe essere vissuta la relazione mensile!).
Al termine di questi due giorni, limpressione colta da tutti è stata quella di una maggiore coesione del gruppo che ha potuto così rafforzare i legami creati nel corso degli incontri precedenti. Ciò ha posto le basi per iniziare un vero e proprio lavoro in rete su progetti specifici e comuni.
Augurando a tutti buon lavoro e rimanendo a disposizione di quanti vorranno condividere il materiale della nostra formazione, lasciamo unimpronta
che sia da stimolo per andare sempre oltre!!!!!
Oltre
Cè in noi un fremito verso loltre.
Cè in noi una spinta oltre, siamo sempre in tensione verso una meta più alta.
Cè in noi una fame di superamento del proprio orizzonte, verso una mèta oltre.
È una fame indotta da Dio .
Dio ci vuole oltre:
sempre migliori, sempre più verso lalto, sempre verso di Lui, sempre e solo Lui. (L. Bandera)