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Il riscatto del Sud ha il volto delle donne e dei giovani di Scarcelli

Nadia, Battista, Marta, Alice e Lorenza: una famiglia che abita a Bonate Sopra, un paese della provincia di Bergamo, e che ha deciso di trascorrere le sue vacanze a Scarcelli di Fuscaldo, condividendo con altri audlti, giovani ed adolescenti l’esperienza di reciprocità Nord Sud organizzata a Scarceli di Fuscaldo.

 
Ecco le riflessioni di Battista e Nadia.
 
“Esattamente quindici anni fa (era il 19 luglio 1992), nel tardo pomeriggio di una fantastica giornata estiva, trascorsa con altre famiglie nostre amiche, eravamo di ritorno da un luogo altamente simbolico per l’impegno sociale e politico di molti di noi. Quante volte ci eravamo promessi di recarci a Barbiana per “toccare con mano” il mistero (traduci con: l’avvenimento) dei tanti non-luoghi sparsi nel mondo, immaginati dagli uomini come prigioni di disperazione e di desolazione e che invece divennero, grazie alla fede nel Dio di Gesù Cristo e nell’amore all’uomo, gli spazi ed i luoghi della redenzione e della speranza. Allora come oggi, sentivamo il bisogno di attingere alle fonti della responsabilità personale sul mondo ( l’ I CARE a 360°), l’anelito di autenticità e di dedizione ad ogni uomo che volevamo ispirasse la nostra semplice vita di uomini e di donne, di cittadini, di lavoratori, di famiglie, di genitori e di fratelli e per ogni creatura umana sulla terra.
Sulla tomba di Don Lorenzo Milani rinnovammo la nostra fedeltà al Vangelo ed all’uomo. L’esempio e la testimonianza di questo prete eccezionale che era riuscito a realizzare il sogno di Dio: di dare libertà e dignità ad ogni creatura umana, a partire dai più piccoli ed analfabeti e così realizzare il suo passaggio “dalla cruna dell’ago” per poter essere come Lui.
Con Marta e Alice eravamo in auto per affrontare (a mala voglia) il nostro ritorno a Bergamo. Eravamo pieni di entusiasmo ed ancora non pienamente consapevoli di ritornare nella faticosa quotidianità di quegli anni, quando improvvisamente i programmi radio vennero bruscamente interrotti da uno speciale radio-giornale che ci raggelò: veniva comunicato, con sgomento anche da parte del giornalista, l’avvenuta strage mafiosa di Via D’Amelio e l’uccisione del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Immediatamente tutte le auto che componevano la compagnia sentirono il bisogno di fermarsi per assicurarsi che la tremenda notizia, appena diramata, fosse giunta ad ogni amico. Ed in quel momento avvenne un fatto che ci rimase scolpito nella memoria di quel giorno. Ci venne inconsapevolmente un moto collettivo; la voglia e la forza di un gesto di abbraccio collettivo, quasi a formare un cerchio, per impedire allo sconforto ed allo sgomento di avere il sopravvento su di noi. E più tardi vedemmo in televisione che tante altre persone, umili ed oneste, si sentirono accumunate nel gesto di indignazione personale e collettiva manifestando nelle strade e nelle piazze, per non permettere alla mafia di realizzare il disegno di sbandamento collettivo che aveva scientemente mirato a mettere definitivamente in ginocchio la cultura democratica e la legalità come fondamenti della convivenza civile. Pochi mesi prima il giudice Giovanni Falcone era stato ucciso nella strage di Capaci ed ora con l’amico Paolo Borsellino veniva decapitato il pool di magistrati palermitani che avevano consegnato alla giustizia un alto numero di mafiosi, determinando un decisivo indebolimento della criminalità organizzata nel Paese e la rinascita della speranza civile in territori così duramente dominati dai potenti di turno.
Da allora tanti anni sono passati. Lo Stato ha vinto molte battaglie contro le mafie ma non ha ancora ristabilito i diritti costituzionali per ogni uomo e donna del proprio territorio. Oggi, come allora, la politica è ancora malata perché si occupa di se stessa e non si ricorda di essere al servizio della polis. Gli anni attuali sono purtroppo ancora segnati dall’illusione che i prepotenti possano farla franca, ma in realtà siamo convinti che tutto ciò sono la reazione ad un movimento di popolo che sta rinascendo dal basso e che non accetta più di subire le ingiustizie senza ribellarsi ed indignarsi e che educa le giovani coscienze ai propri sacrosanti diritti di cittadinanza.
E’ quello che abbiamo “toccato con mano” nel Camposcuola di Scarcelli, svoltosi in questi giorni, grazie alla collaborazione tra le AC delle Diocesi di Cosenza e di Bergamo. Abbiamo fatto esperienza della fatica alla quotidianità onesta di una terra lontana; siamo stati iniziati alla conoscenza delle persone che vi abitano con una fiducia senza limiti; siamo stati accolti e ospitati con grande dignità e generosità fino al punto di condividere gli amici, le relazioni più autentiche e le alleanze più necessarie per respingere il clientelismo e l’illegalità.
E noi, siamo testimoni di questa sicura rivincita del Sud, perchè ha dalla sua parte il popolo ed in particolare ha volto delle donne e dei giovani di Scarcelli di Fuscaldo. Queste donne hanno un volto ed un nome: sono suor Tiziana, Giusy, Giuliana e tante altre. Sono dei giovani meravigliosi che hanno colto al volo la novità del Vangelo che ti interpella in prima persona e ti chiede:
 
“Se non ora, quando? Se non io, chi?”
 
“La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolge tutti e che aiuta tutti a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” (Paolo Borsellino, pochi giorni prima di essere ucciso ed in occasione della celebrazione del trigesimo della morte dell’amico Giovanni Falcone ad un incontro a Palermo organizzato dall’Agesci)
 
 
 
Scarcelli,19 luglio 2007 Nadia e Battista